UOMINI IN GUERRA di Andreas Latzko
7 Novembre 2015 , Scritto da Valentino Appoloni Con tag #valentino appoloni, #storia
Uomini in guerra è un insieme di episodi con protagonisti diversi, tutti posti davanti all'orrore del primo conflitto mondiale. L'autore, nato in una famiglia ebrea a Budapest nel 1876, pubblicò in forma anonima il libro già durante la guerra, nel 1917, mentre era convalescente in Svizzera dopo aver combattuto sull'Isonzo con la divisa asburgica. I suoi scritti, apprezzati da Karl Kraus, saranno banditi dalla Germania nazista; costretto a emigrare, morirà povero a New York nel 1943.
È impressionante soprattutto l’episodio ambientato in prima linea, sul fronte italiano; in esso si sviluppa un duro contrasto tra il maturo capitano Marschner e l’aitante sottotenente Weixler. Quest'ultimo crede nella guerra e nel suo ruolo di comando; redarguisce gli uomini più che spronarli, li considera dei vili da disciplinare col pugno di ferro, spara ai nemici feriti perché a casa ci sono già abbastanza affamati senza aggiungere a essi i prigionieri. Chiama i soldati “materiale umano”, propone punizioni per chi mostra paura sotto il fuoco nemico, si muove in trincea con calma e autorità, “leggero come l’organizzatore di un ballo”, di contro all’apprensione angosciosa del suo superiore. Il capitano invece pensa alla sua famiglia e vede nei soldati dei figli da custodire.
La dialettica tra i due cresce mentre ci si avvicina all'epilogo drammatico; è un contrasto raccontato attraverso la viva interiorità di Marschner che soffre, si nasconde per non vedere i soldati morire e per non dover dare ordini, mostrando un'attitudine imbelle e non adatta al comando. La rabbia repressa del sottotenente, la sua smania di combattere, i suoi toni glaciali sconcertano, ma Marschner riconosce che il giovane fa funzionare bene la compagnia perché mette in soggezione gli uomini. La sua rigida efficienza è necessaria.
Il capitano, all'opposto, non è ancora stato impoverito come persona dagli orrori della guerra e questo lo indebolisce, togliendogli capacità di decisione e forza; brilla per umanità e sensibilità che risaltano di fronte alla freddezza del sottotenente. Restano comunque degli aspetti che rendono il dualismo non banale.
L'interrogativo che in effetti emerge è quello riguardante il fatto che forse non tutti possono fare la guerra ed essere utili in prima linea. Il padre di famiglia sembra fuori posto; Weixler, pur spietato, è nel suo elemento, combatte e lo fa bene. Pur reo di molti eccessi, è più necessario del superiore, perché ha sposato la brutalità della guerra e si muove di conseguenza. Il barbaro conflitto in corso richiede bestie più che uomini. La ferocia domina. In un mondo di violenza senza pietà, gli uomini devono stare a casa e lasciare posto alle belve.
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