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Frida e Diego

22 Giugno 2015 , Scritto da Franca Poli Con tag #pittura, #marcello de santis

Frida e Diego



Sfogliando un piccolo volume di opere d'arte, senza, debbo confessare, un interesse particolare, tra le altre tele che ho visionato mi sono apparsi alcuni autoritratti femminili che mi hanno colpito in modo particolare, per l'espressione a dir poco severa del soggetto ritratto. Sono di una artista che non avevo mai visto, e della quale non avevo mai sentito neppure parlare. Il suo nome mi diceva poco, anzi, non mi diceva niente: Frida Kahlo, di cui parlerò tra poco.
Sono venuto più tardi a conoscenza - leggendo le notizie su di lei - che è stato girato anche un film qualche anno fa sulla sua vita; e sul suo rapporto duraturo ma non sempre idilliaco con un altro artista pittore (sconosciuto per me anche lui), Diego Rivera. Questa simbiosi tra due artisti pittori mi ha colpito molto, e ho pensato che come me, non molti, e forse neppure coloro che sono addentro nel campo della pittura come studiosi o appassionati, sono a conoscenza di questi due, per me, grandi personaggi. Con l'acquisire notizie sui due non so chi mi abbia poi appassionato di più, tra i due; forse la figura preponderante nel rapporto è quella di Diego, ma anche lei, la Frida in ogni momento ha imposto spesso la sua grande personalità.
Avventura appassionante il loro rapporto d'amore. Credo che prenderà anche voi. Seguitemi, dunque.
Diego Rivera nasce a Guanajuato, una meravigliosa città a nord di Città del Messico verso la fine del 1800 (1887); aveva un nome lunghissimo, o meglio una sfilza di nomi come si usa nei paesi dell'america latina, vogliamo leggerli? ecco: Diego María de la Concepción Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodríguez; e scusate se è poco, ma noi lo chiameremo solo Diego.
Grazie a due importanti borse di studio, si reca giovanissimo in Europa; in Spagna studia alla scuola di Eduardo Chicharro; è anche in Italia; ma è in Francia che si avvicina ai vari movimenti del primo novecento: primi fra tutti cubismo e futurismo. Qui sposa una pittrice russa, tale Angelina Beloff. Poi torna in Messico dove esercita la sua arte che ha preso una direzione ben precisa: i murales, con un fine ben preciso: politico e sociale, diventando in breve il più bravo rappresentante di questo genere di pittura. Si sposa ancora, dopo aver avuto una figlia da una donna Marie Vorobeb, che non volle riconoscere; stavolta con Guadalupe Marìn, unione che dura solo cinque anni e dà due figlie. Divorzia. Nel 1929 sposa Frida.
Diego Rivera era un uomo alto, grosso, all'apparenza rozzo, forse è meglio definirlo un omaccione robusto e con una pancia prominente; affatto di bella prestanza; mentre la sua Frida era minuta ed esile da non dire (anche se forte di carattere). Un'idea della figura di Diego si può avere oltre che dalle foto, soprattutto dai ritratti e autoritratti.

Frida conobbe Rivera quando andò lei stessa a trovarlo per mostrargli alcune sue opere; ed avere un suo giudizio. Dico: andò lei stessa, e vi parrà strano: invece no, perché la ragazza, all'età di 17 anni, aveva avuto un terrificante incidente di macchina che la ridusse in condizioni pietose (delle quali tra poco diremo) paralizzandone tra le altre cose i movimenti; aveva dunque da poco ripreso a camminare, anche se sopportando dolori che non l'avrebbero mai più abbandonata per tutta la vita. Si recò dunque "con le proprie gambe" dal pittore già famoso per i suoi immensi straordinari murales. Rivera mostrò tutto il suo interesse per le tele; e le fece i complimenti.
Frida aveva 20 anni meno di colui che poi diventerà suo marito, per ben due volte. Era nata infatti nel 1907 a Coyoacá, una vasta zona a nord di Città del Messico, sede di scavi delle antiche popolazioni che l'abitarono fin dal 300 a.c.
Il padre era immigrato tedesco che sposò una donna del posto. Quando scoppiò la rivoluzione messicana nell'anno 1910, dunque, Frida aveva tre anni, ma lei ha sempre sostenuto di essere nata proprio nel periodo della rivoluzione; in tal modo "si sentiva figlia della rivoluzione", come affermava.
Ma veniamo al grave incidente che ha indirizzato la sua vita. Come detto, aveva 17 anni, un autobus su cui viaggiava si scontrò con un tram. Spaventoso. Rimase gravemente ferita: varie fratture per tutto il corpo: alle vertebre lombari le più gravi, ma anche il bacino ne subì addirittura cinque. Per non dire del piede e della gamba destra, fratturati in ben 11 punti. Sfortuna delle sfortune, un corrimano dell'autobus, staccatosi nell'urto tremendo, l'infilzò e la passò da parte a parte, entrando dal fianco e uscendo dalla vagina. Subì una quarantina di interventi che la condizionarono enormemente.
Va detto anche che Frida (all'anagrafe Magdalena Carmen Frida) era nata con una strana malattia, che fece pensare a una forma di poliomielite (che forse giudicarono fosse ereditaria, infatti anche la sorella più piccola ne soffriva). Si trattava invece di "spina bifida", una malformazione del midollo spinale (prenatale) che comporta una chiusura anomala di alcune vertebre. Per anni dovette vegetare stando a letto, prima in ospedale, e poi, dimessa, a casa. Il busto, confezionato appositamente per lei sulla sua figura, busto che la stringeva per tutto il corpo, la privava di quasi ogni movimento. Da quel momento la vita di Frida va avanti portandosi nell'anima rabbia e dolore, e facendo dell'artista una persona all'apparenza fragile ma forte dentro, risoluta a vivere la sua vita tutta intera.
Doveva trovare, Frida, un modo per passare il tempo nella posizione scomodissima che l'amareggiava non poco, insieme al futuro nero che aveva costantemente davanti agli occhi. I genitori s'inventarono il modo di agevolarla; le fecero costruire un letto con una specie di baldacchino, con uno specchio in alto in modo che potesse vedersi. Costretta in questa scomoda posizione, Frida leggeva, leggeva molto, specialmente libri di politica, e in particolare sul movimento comunista. Poi il papà le regalò dei colori e delle tele. Frida vedeva solo il suo viso e immaginava o vedeva anche il suo corpo martoriato. E prese a dipingersi, ché non poteva ritrarre che se stessa. Nacquero i primi autoritratti. Solo molto più tardi, il gesso e l'altro materiale dell'imbragatura fu rimosso e poté cominciare i primi esercizi di deambulazione; e pian piano riprese in qualche modo il suo camminare.
Torniamo al rapporto con Diego Rivera. Una volta ripreso a camminare volle dunque far vedere le sue opere al pittore; e si recò a casa sua. Questi giudicò i suoi dipinti di una modernità assoluta; e la ricoprì di elogi e consigli fino a divenire il suo pigmalione. E dato che anche lui era inserito nella cultura e nella politica comunista messicana (i suoi murales riportavano solo grandi scene anche con personaggi del partito, messi qua è là), la inserì nel suo ambiente; lei ne fu conquistata, tanto che divenne una attivista (nel 1928 si iscrisse al partito).
Prima o poi, era destino, doveva scoppiare l'amore, era scritto; lei si innamorò, lui ricambiò, e quel che doveva avvenire avvenne; si sposarono un anno dopo, nel '29, anche se Frida sapeva che Diego era un donnaiolo, e conosceva le molte avventure amorose del pittore (che era, lo abbiamo detto più sopra, al suo terzo matrimonio).
Nei suoi dipinti, il pittore messicano era solito ritrarre la gente anche se collocava le persone in situazioni che ricordavano la politica e il suo militarismo nel partito comunista. Presto, abbiamo detto, si dedica ai grandi affreschi creando murales mai più superati per bellezza e interesse da altri dopo di lui. I colori sono vivaci e gli argomenti sono quelli propri della rivoluzione messicana di inizio 1900. Una rivoluzione dura e lunga che durò ben 17 anni (1910-1917) e che terminò con la promulgazione della nuova costituzione. Ma il suo impegno non finì con essa, perché scoppiò la rivoluzione russa ed egli si prodigò ancora, come del resto fece per tutta la vita, portando i suoi sentimenti e le sue idee sui molti murales messicani e non.
Diego Rivera fu chiamato in America, per dipingere alcuni muri e alcune opere per la fiera internazionale di Chicago; andarono insieme, lui e Frida; in quel periodo di intenso lavoro, lei rimase incinta; sembrava che dovesse andare tutto bene, ma quando era già avanti colla gravidanza abortì a causa della sua fragilità e delle condizioni del suo corpo, che risentivano chiaramente dell'incidente e delle mille operazioni subite. Tornarono in Messico, anche perché a Diego Rivera furono revocati gli incarichi che erano stati stabiliti. La causa della rescissione dei contratti fu questa. Dipingeva affreschi su un muro all'interno del Rockefeller Center di New York, gli venne l'idea di ritrarre in uno dei tanti volti del murale il volto di Lenin. Gli fu intimato - all'esame di una commissione - di cancellarlo, ma il pittore rifiutò.
Contemporaneamente al suo lavoro, le sue scappatelle extramatrimoniali (e talvolta molto più che semplici scappatelle) si moltiplicavano, e Frida sapeva; e sopportava. Anche se qualche volta sentendosi sola e abbandonata si consolò anche lei per ripicca con amanti sporadici, e anche con esperienze omosessuali occasionali. Ebbe allora diversi amanti dell'altro sesso; tra tutti una relazione abbastanza seria con Lev Trotsky, sì, proprio quello della rivoluzione russa, emigrato laggiù, e ospitato in casa dei coniugi Rivera per alcun tempo, prima di avere una seria discussione sulle idee di portare avanti la lotta contro il potere con Diego; allora lasciò la casa.
Trotsky venne ucciso nel 1940 proprio là, nella sua dimora a Coyoacàn da tale Ramòn Mercader, un emissario stalinista che gli ficcò una piccozza nel cranio, mentre era prono alla sua scrivania a leggere un articolo di politica.

Un altro amante (si dice) fosse André Breton, il pittore francese che portò le sue opere a Parigi in una mostra. Breton ebbe a dire di lei che fosse "una surrealista creatasi con le sue mani"; definizione che sapeva le avrebbe portato giovamento e riconoscimenti, ma che respinse sempre; voleva essere originale per conto suo.
Non ne poté più; fu lei a prendere la decisone cruciale; separarsi; ma non voleva rompere i ponti definitivamente con il suo maestro e marito. Decisero di vivere in due case, vicine e pure collegate tra di esse; la scusa era di avere ognuno il proprio spazio per lavorare, ma in realtà era perché Frida non sopportava più le relazioni extra del suo uomo.
Anno 1939. Erano passati dieci anni dal matrimonio dei due, e Frida chiese il divorzio. La causa scatenante fu l'accorgersi della relazione di Diego anche con sua sorella Cristina. Divorzio che ottenne. Ma stettero lontani appena un anno ché Diego tornò da Frida, che nonostante tutto amava ancora. E tanto anche, le fece una nuova dichiarazione d'amore. Si proclamò pentito. Lei si piegò (l'amava anche lei, del resto), e l'anno dopo, nel 1940, si risposarono a San Francisco.
Frida apprese moltissimo in pittura dello stile misto alle idee politiche di Diego Rivera, tanto che continuò sì a dipingere autoritratti, ne fece tantissimi; ma stavolta tutti con fattezze e caratteristiche antichissime, proprie delle donne messicane, per tenere sempre vive le tradizioni del suo paese che amava.

Vissero insieme fino alla morte di Frida avvenuta nel 1954; negli ultimi tempi gli arti inferiori si infettarono e per una cancrena che rese irrecuperabile una gamba, questa le venne amputata.
Nel 1950 Rivera fece i dipinti per l'opera Canto General di Pablo Neruda.

Cinque anni dopo, alla morte della moglie, si sposò una quarta volta, con tale Emma Hurtado, ed emigrò in Russia per sottoporsi ad una operazione chirurgica. Non si riprese più, visse per altri due soli anni e alla età di 70 anni morì a Città del Messico dove era tornato.
Frida scrisse e portò avanti un diario molto prezioso per le notizie che ci ha fatto avere; in esso - tra le altre cose, memore della definizione di "surrealista" datale da André Breton, lasciò questa frase: pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni.
Una settimana prima di morire, Frida volle vergare di sua mano qualcosa sulla sua ultima tela; intinse il pennello in un barattolino di vernice rosso sangue, e scrisse il suo nome, Frida, seguita dalla data e dal suo paese, Coyaocàn. e - in lettere maiuscole - VIVA LA VIDA.

marcello de santis

Frida e Diego
Frida e Diego
Diego in due ritratti eseguiti da Amedeo Modigliani

Diego in due ritratti eseguiti da Amedeo Modigliani

Frida e Diego
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