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José Antonio Orts

4 Maggio 2015 , Scritto da Claudio Fiorentini Con tag #claudio fiorentini, #scultura

José Antonio Orts

Ho conosciuto José Antonio Orts a Roma nell’89, quando si trovava da noi, all’Accademia Spagnola, per una delle sue innumerevoli borse di studio. José Antonio ha una vita completamente immersa nell’arte, elencare i suoi titoli e riconoscimenti – sono così tanti - sarebbe quasi tedioso e questo articolo non lo leggereste più. E io vorrei che lo leggeste. José Antonio a 21 anni vinse un premio importantissimo per aver inventato un giocattolo per bambini. Che c’entra? C’entra. José Antonio è un compositore di Valencia che, durante la sua permanenza a Roma, ha capito che, se l’arte non dà pane, la musica contemporanea ancora meno. E pensare che ha studiato con Berio, con Xenakis, e con altri nomi e cognomi celebri. La musica (quella musica) non dà pane. Certo, avrebbe potuto mettersi a scrivere canzoni per Rihanna, avrebbe fatto soldi a palate, ma l’arte avrebbe perso uno dei più grandi talenti che oggi sono in grado di proporre qualcosa di nuovo, e vi assicuro che sono pochi. Dicevo, durante quel suo periodo di “studio” a Roma, José Antonio, che intanto era diventato anche un mio amico, capì che se voleva vivere con l’arte avrebbe dovuto esplorare linguaggi diversi dalla musica, e anche grazie alle sue frequentazioni nell’Accademia Spagnola e ai suoi incontri serali nella meravigliosa città che lo ospitava indolente, pensò di orientarsi verso le arti visive. Non ha di certo abbandonato il suo campo principale, e ancora compone brani musicali per committenti prevalentemente tedeschi, ma oltre alla musica oggi José Antonio gira il mondo con le sue istallazioni concettuali un po’ robotiche e un po’ musicali che cambiano completamente il modo di fruire dell’arte.

Il 24 e 25 aprile sono andato a visitare la sua mostra all’Accademia Spagnola. La prima volta ero solo, ma dopo aver visto le opere di José, sono voluto tornare con le mie figlie, e vi è un motivo.

La mostra si sviluppa in quattro ambienti, con il tema comune dell’acqua. Il primo ambiente, dove troviamo altoparlanti per terra, e vicino uno steli e un fil di ferro, lo stelo ha una banderuola in cima che, muovendosi anche con il nostro passargli vicino o soffiarci sopra, tocca il fil di ferro, fa contatto, e attiva un amplificatorino che prende le informazioni da una memoria con su registrati suoni di acqua. Nella seconda sala vediamo dei tubi con sopra degli altoparlanti, sopra uno stelo delle sonde, basta passargli vicino e parte il suono, profondo e prolungato. La terza sala invece riproduce il suono della pioggia, e anche la luce della pioggia. Ultima sala, per terra dei tubi grossi e lunghi, delle sonde ad altezza d’uomo, e stessa storia: suoni, suoni e suoni… che variano in funzione dei nostri movimenti. Risultato? Siamo noi che muovendoci animiamo le sculture che… fanno musica! Sì, musica! José Antonio Orts è un musicista, e tutti i tubi sono accordati in modo da suonare in armonia con gli altri… e le sculture o istallazioni si possono vivere ad occhi chiusi perché l’artista in quel momento è il pubblico.

Per questo ho voluto portare le mia figlie di 10 e 12 anni a vedere questa mostra. Ne sono uscite entusiaste ed hanno avuto un contatto con l’arte contemporanea che invece di essere noiosamente passivo è diventato gratificante e attivo.

José Antonio Orts, non esito a dirlo, è un genio, ed è riuscito a proporre una nuova forma di arte!

Claudio Fiorentini

José Antonio Orts
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