L'età di Augusto
13 Agosto 2018 , Scritto da Laura Nuti Con tag #laura nuti, #miti e leggende, #sezione primavera, #storia
Publio Ovidio Nasone nacque a Sulmona, nella terra dei Peligni (oggi, l’Abruzzo), da un' antica famiglia di cavalieri, il 20 marzo del 43 a. C.
Alcuni anni dopo, ad Azio (31 a. C.), Ottaviano sconfiggeva Antonio: terminava cosi il lungo e sanguinoso periodo delle guerre civili e iniziava l'eta del principato di Augusto. Il nipote di Cesare, infatti, assumerà prima il titolo di «princeps» (che in latino significa « primo», «il migliore di tutti i cittadini»), poi quello di «Augusto» (cioè «sacro», «venerabile»). Questa nuova forma di governo, il principato, anche se lasciava in piedi le istituzioni repubblicane (senato, comizi, magistrature), di fatto era una monarchia che durò per ben 45 anni, fino alla morte dell'imperatore Augusto, avvenuta nel 14 d. C.
Durante il principato, Roma, dopo la rovina causata dalle guerre civili, ebbe un periodo di grande prosperità e pace, e ci fu uno straordinario sviluppo della letteratura e dell'arte.
Alcuni fra i più grandi poeti e scrittori latini (Virgilio, Orazio, Livio, Properzio, Tibullo),che a causa delle guerre civili avevano subito gravi danni economici, trovarono in Ottaviano aiuto e protezione: egli restituì loro le proprietà confiscate e promise l'ordine, la fine delle discordie, quella pace tanto desiderata che sembrava perduta per sempre.
In realtà, durante il suo principato, Augusto fece molte guerre, ma esse si svolsero sempre ai confini dell'impero, contro popolazioni straniere, e non fra Romani. Così, dopo la battaglia di Azio, i poeti si rivolsero al «princeps» con gratitudine, come a colui che garantiva loro la pace e una vita tranquilla, nella quale potevano dedicarsi all'«otium», cioè allo studio e all'arte. In cambio, Augusto chiese agli uomini di cultura di celebrare nelle loro opere gli ideali che stavano alla base della sua politica: l'amore per la campagna, il rispetto per la tradizione, il rifiuto del lusso, dei costumi immorali, degli influssi orientali.
Nel frattempo era cresciuta una nuova generazione di uomini, e quindi anche di artisti e di poeti, per i quali gli orrori delle guerre civili rappresentavano solo un vago ricordo: la pace era ormai consolidata, non veniva più vissuta come una preziosa e dolorosa conquista. Questi giovani provavano insofferenza per i progetti di Augusto, che voleva ricreare l'antica repubblica romana, basata sull'amore per gli dèi, sulla famiglia, sulla semplice vita contadina, e desideravano invece un'esistenza agiata, raffinata, di tipo orientale; Roma infatti aveva sottomesso l'Egitto, ma in realtà i costumi, i gusti, le idee, le credenze religiose di quella terra influenzavano profondamente la capitale dell'Impero.
Ovidio, ultimo dei grandi poeti dell'età di Augusto, si fece interprete delle aspirazioni e delle contraddizioni della nuova generazione; forse anche per questo terminò la sua vita in esilio, nelle lontane terre della Scizia.
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